Quando si pensa al Web la prima immagine che comunemente viene alla mente è quella di uno spazio senza confini, senza limiti e vincoli. Un luogo virtuale che non preclude - data la sua immensa vastità - a nessuno la possibilità di accesso. La forza della rete è stata da sempre proprio questa: essere a disposizione di tutti. Basta una connessione e un dispositivo (un pc, un palmare, un cellulare, una console) e il gioco è fatto.
Ma proprio questa facilità di accesso al Web, la moltiplicazione delle occasioni di connessione, la portabilità dei devices, ha fatto sì che la Rete tendesse, pian piano, alla saturazione... sembra assurdo ma è proprio così! Da tempo c'è chi si interroga su come sia possibile risolvere il problema, aumentare la "capienza" del Web e stare dietro all'aumento esponenziale del pubblico. In condizioni normali va tutto alla grande, non si registrano particolari problemi. Ma è in casi fuori dal normale che i nodi vengono al pettine.
In questi giorni, ad esempio, si è verificato un black out straordinario che ha colpito i principali siti e social network della Rete. Google, Twitter, Facebook, Wikipedia, ma anche il sito del prestigioso Los Angeles Times sono stati letteralmente presi d'assalto il 25 giugno scorso a causa della morte improvvisa e ancora oscura della leggenda musicale Michae Jackson. Poprio le voci contrastanti sulla sua reale dipartita - prima - e sulle cause del decesso - poi - hanno spinto milioni di utenti a riversarsi su internet alla ricerca di info, news e qualunque dettaglio succulento sulla vicenda. Risultato? Per 25 minuti, tra le 2 e le 3 p.m. del 25 giugno 2009 il Web ha seriamente vacillato. I responsabili di Google hanno addirittura temuto che si trattasse di un attacco hacker. Le ricerche erano impossibili e i siti lentissimi. I "cinguettii" su Twitter sono raddoppiati rispetto alla media di un giorno normale.
Il Web, anche il 2.0, ha fatto tilt...
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