giovedì 29 gennaio 2009

Il web 2.0 sbarca alla Casa Bianca


Il neo Presidente degli Stati Uniti Obama ha puntato molto sul web 2.0 in campagna elettorale: in quasi due anni MyBarackObama.com è riuscito a dare vita a un social network che ha aggregato, motivato e mobilitato un numero di persone senza precedenti.


Per incuriosirvi e stimolarvia a visitarlo, vi diamo qualche indicazione sul sito nuovo Whitehouse.gov: al centro c’è un banner di immagini e messaggi con sotto tre colonne con gli ultimi post del blog, i temi più importanti del momento e, almeno per ora, il video del Train Tour, il viaggio verso la capitale che il presidente ha fatto in treno in occasione delle cerimonie di insediamento.
Oltre alle sezioni più classiche sul governo e la sua agenda, è in evidenza la cosiddetta Briefing Room, un’area dedicata alla comunicazione che comprende un blog, la presentazione dei 43 presidenti precedenti, i messaggi settimanali alla nazione sotto forma di video (Obama aveva già cominciato nel periodo del passaggio di consegne) e altre pagine che conterranno atti e documenti ufficiali della presidenza Obama.


Perchè il web 2.0? Per la sua alta capacità partecipativa: nel primo post viene infatti segnalata la decisione di pubblicare tutti i provvedimenti non urgenti e di consentire per cinque giorni la possibilità di controllarli e commentarli.


Una sfida significativa in termine di gestione delle informazioni. Se è vero che già in passato vi erano stati diversi tentativi di progetti collaborativi indipendenti per la revisione delle leggi e l’apertura al contributo dei cittadini (come il PublicMarkup, creato dalla Sunlight Foundation, una fondazione molto attiva sul fronte della trasparenza dell’apparato pubblico) tutto lascia pensare che questa volta si andrà ben oltre che semplici tentativi.


«Questo è solo l’inizio del nostro impegno per dare a tutti gli americani una finestra sull’operato del governo»; è quanto recita il post inaugurale del primo blog presidenziale.

Il blog verrà gestito da varie persone e il primo post è affidato a Macon Phillips, direttore della sezione New Media della Casa Bianca. Secondo Philips, l’azione del governo Obama su internet si articola secondo tre aspetti: comunicazione, trasparenza e partecipazione. E proprio in riferimento alla partecipazione nel primo post viene anche segnalata la decisione di pubblicare tutti i provvedimenti non urgenti e di consentire per cinque giorni la possibilità di controllarli e commentarli: una sfida significativa in termine di gestione delle informazioni, probabilmente senza precedenti.


Il blog promette di comunicare tempestivamente le novità di rilievo. Phillips segnala la disponibilità di un feed Rss per il blog e invita a iscriversi agli aggiornamenti che saranno inoltrati via email da parte del presidente e dell’amministrazione. I primi contenuti riguardano il discorso dell’insediamento con la pubblicazione del testo e del video (proveniente dal canale ufficiale della Casa Bianca su YouTube) e quello in ricordo di Martin Luther King risalente al 19 gennaio scorso.


Sul versante copyright il cambiamento è rilevante e già molto celebrato: la policy del sito stabilisce che i contenuti di terze parti siano sotto licenza Creative Commons 3.0, che consente di distribuire e adattare contenuti, purché ne sia citata la fonte. Si tratta della licenza più ampia a disposizione, si fa notare con comprensibile orgoglio dal blog di Creative Commons. Non va dimenticato, inoltre, che i contenuti prodotti dal governo statunitense sono – per legge federale – già di pubblico dominio e non soggetti a copyright.


Un altro aspetto non secondario deve essere tenuto in conto: questa ventata di rinnovamento rappresenta un grande potenziale di innovazione dal punto di vista delle piccole aziende che si occupano di tecnologia. Tutto il lavoro dietro lo sviluppo di questo sito infatti non è stato affidato alle solite agenzie con grossi contratti col governo ma a piccole società che hanno curato i vari aspetti. Per chi si occupa di tecnologia si aprono molte opportunità per fare la differenza.


Per gli appassionati di New Media una bella notiza.


Fonte: business online.it

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