venerdì 13 febbraio 2009


Qualcuno l'ha già battezzata la legge anti Facebook, è il disegno di legge 773 sulla sicurezza pubblica che introduce in capo al ministero dell’Interno il potere di emettere un decreto che ha come destinatari gli Internet Service Provider, per imporre loro l’obbligo di filtrare i contenuti ritenuti illegittimi al fine di renderli inaccessibili ai loro abbonati. Prevede, inoltre, sanzioni amministrative pecuniarie in caso di mancata ottemperanza al decreto che impone il filtraggio entro le successive 24 ore.


In effetti la proposta è stata presentata sull’onda emotiva causata dalla presenza su Facebook di gruppi in favore di mafia e stupro, come dichiarato dal proponente D’Alia negli scorsi giorni.


Le reazioni in rete e sulla stampa sono state immediate e preoccupate. Il timore principale, infatti, è che la nuova regolamentazione possa essere utilizzata anche indirettamente come strumento per oscurare contenuti “scomodi” prima dell’accertamento processuale dei reati.


Poichè a rimuovere le pagine dovrebbero essere i provider, cioè le compagnie telefoniche, che verrebbero multate fino a 300 mila euro in caso di inadempienza o ritardo, di fronte all’impossibilità di reperire in tempi brevi il responsabile del singolo contenuto “criminale”, il provider si risolverebbe alla chiusura temporanea ma generalizzata di tutto il sito o piattaforma. La misura si applicherebbe poi anche ad altri social network, come YouTube.


L’argomento dell’industria Internet è che questa misura contiene uno spirito censorio molto forte, che “butta il bambino con l’acqua sporca” e tenderà a colpire l’espressione libera degli utenti solo perché qualcuno sta compiendo un reato. E’ quanto ha detto ieri Marco Pancini, responsabile istituzionale di Google Italia, ieri a Repubblica.it ,parlando di “legge ad Aziendam” e chiedendo al governo di ascoltare la voce dell’industria digitale.


In ballo ci sono due principi fondamentali: il no alla censura la necessità di garantire la sicurezza sul web, speriamo si possa trovare una soluzione a salvaguardia di entrambi.

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